Come leggere (o decifrare) la bolletta della luce

La nuova bolletta è migliore!

Sarà vero? Con la Delibera 501/2014 e la cosiddetta “Bolletta 2.0”  abbiamo finalmente detto addio a quel nugolo di voci e sigle incomprensibili che rendevano la lettura della bolletta elettrica una fatica degna di Ercole.

D’altra parte, finché l’unico fornitore era ENEL, quasi nessuno andava davvero a “leggere” la bolletta… Ma con l’avvento del Mercato Libero, questo è diventato essenziale. Se prima ci interessava soltanto sapere quanto dovevamo pagare, improvvisamente diventava assai interessante capire cosa esattamente stavamo pagando – e dove si poteva risparmiare.

Ma: è davvero tutto chiaro con il nuovo documento?

La chiarezza della fattura è ritenuta essenziale da milioni di consumatori. Ricerche di mercato mostrano che oltre il 60% degli intervistati citano questo elemento tra i criteri di scelta del proprio fornitore (addirittura più frequentemente che il risparmio!).

Purtroppo, se da un lato gli sforzi di semplificazione hanno portato a una bolletta più sintetica e più accessibile, è anche vero che questa semplificazione ha “nascosto” alcune voci molto importanti, accorpandole in altre. Non solo: i continui cambi di definizioni, nomi, e categorizzazione delle varie voci di spesa non aiutano affatto, rendendo sempre ostico il calcolo di quanto si spenderebbe con un altro fornitore. E inevitabilmente ponendo un freno alla voglia di rivolgersi al Mercato Libero, con gli indubbi vantaggi che offre.

La buona notizia, in ogni caso, è che la struttura del nuovo documento è stabilita da ARERA e dev’essere rispettata nelle sue linee guida da tutti gli operatori – e per fortuna! In un mercato caotico, con centinaia di attori in concorrenza, sarebbe stato un delirio se ciascuno si fosse messo a fare fatture a modo proprio.
Resta tuttavia — come vedremo — difficoltoso confrontare le proprie spese con le offerte della concorrenza.

Immagine di Gerd Altmann da Pixabay

Cos’è cambiato

La nuova bolletta è più breve e molto più sintetica. Le voci di spesa sono raccolte in 4 macrocategorie fisse, più altre eventuali, e i numeri sono accompagnati da grafici. Inoltre, tutti gli elementi della bolletta sono disposti in maniera razionale.

Esistono differenze da un operatore all’altro, ma ci baseremo sulla struttura di una fattura del Servizio Elettrico Nazionale che costituisce, in fin dei conti, il modello base e comunque a tutt’oggi più diffuso.

Pagina 1

Andiamo a vedere la pagina 1, che si divide in due parti: la parte alta contiene le informazioni sulla fornitura e sul cliente, la parte bassa i costi.

Parte alta

Questa parte della fattura è piuttosto semplice e non ci soffermeremo sulle singole voci, la maggior parte delle quali si spiegano da sé (probabilmente conosci già il tuo indirizzo).

Innanzitutto troverai esplicitato su che tipo di mercato sei: Mercato Libero, oppure di Maggior Tutela

Quindi vedrai i tuoi recapiti, e un box con i dati tecnici della fornitura: l’indirizzo (non necessariamente uguale al quello di recapito del documento); la tariffa contrattualizzata (l’offerta sottoscritta nel caso di Mercato Libero); la tipologia di cliente (residente o meno); il metodo di pagamento; la data di attivazione del contratto; la tensione di fornitura; il tipo di contatore (EF: elettronico in grado di misurare fasce orarie; EM: elettronico; ET: vecchio tipo con lettura manuale); la potenza impegnata e la potenza disponibile.

Soffermiamoci un istante su quest’ultimo dato visto che è forse l’unico un po’ esoterico dell’elenco: la Potenza Impegnata sono i kW che hai contrattualizzato; la maggior parte dei clienti ha 3 kW. La Potenza Disponibile sono i kW che puoi raggiungere in un dato momento prima che “salti” la corrente, e c’è una tolleranza di un +10% rispetto alla Potenza Impegnata (quindi 3,3 kW per una Potenza Impegnata di 3 kW).

Ma andiamo avanti a leggere la nostra bolletta. Adesso troverai i dati del cliente, che forse meritano una legenda:

  • Numero Cliente: ti identifica agli occhi del fornitore; sì, ci dispiace: per lui sei solo un numero;
  • POD: questo codice localizza e identifica univocamente il punto di prelievo dell’energia dal sistema elettrico;
  • Codice Fiscale: questo dovrebbe essere chiaro.

Seguono i dati della bolletta. Niente di strano, qui: tipo di fornitura (elettrica in questo caso), data, numero del documento.

Poi c’è (prima o poi doveva arrivare) il Totale da Pagare, scritto bello in grande. E con data.

Sotto, viene specificato se si tratta di una fattura “ordinaria” (normale ciclo di fatturazione periodico), “ordinaria con rettifica” (rientra nel ciclo, ma include conguagli), “di rettifica” (conguagli al di fuori del normale periodo), “straordinaria” (include voci particolari normalmente non presenti in bolletta), oppure “di chiusura contratto” (se hai deciso di cambiare operatore, questa è l’ultima fattura che riceverai da quello precedente).

Parte bassa

Veniamo alla parte più interessante, quella coi costi. Vedi subito un bel diagramma a torta con scritto “Sintesi degli importi fatturati”.

È davvero riuscita ARERA, con le sue indicazioni, a rendere più chiara questa famigerata parte della bolletta?

La risposta è: .

Se da un lato la fattura risulta molto più compatta, immediata, e meno dispersiva, è anche vero che “oneri di sistema” dice proprio poco all’utente. Di cosa si tratta? E come fa il cliente a immaginare che in questo costo ci sono spese per le ferrovie, o per lo smantellamento degli impianti nucleari? E cosa sarebbe esattamente questa (molto relativistica) “Materia Energia”?

Con la suddivisione e il lessico attuale, per esempio, molti clienti sono portati a credere che la prima voce rappresenti i puri consumi (kWh) e la seconda un “canone fisso” basato sui kW. Non è così.

Anche le spiegazioni pubblicate sul sito di ARERA non ci sono sembrate molto chiare. In particolare, non ci pare chiariscano a sufficienza i ruoli all’interno della filiera elettrica.

Andiamo quindi a cercare di fare chiarezza su quali sono le quattro macrocategorie — con relativa percentuale sul totale della bolletta — e cosa e chi stiamo effettivamente stiamo pagando:

Le quattro macrocategorie:

  • Spesa per la materia energia (45-50% circa): qui paghiamo sostanzialmente il lavoro del venditore: il prodotto che ci ha venduto, e le attività che ha svolto per farlo – inclusa per esempio pubblicità e gestione clienti. Insomma, il suo lavoro di commerciante. Anche se in molti credono che questa voce indichi il “consumo”, in realtà include anche una piccola quota fissa (che quindi pagheremo anche se non consumiamo corrente), mentre il grosso è proporzionale all’effettivo consumo in kWh. È una voce molto importante anche perché è l’unica voce che cambia se cambiamo fornitore (ovvero ci rivolgiamo a un altro commerciante).
  • Spesa per il trasporto dell’energia elettrica e la gestione del contatore (15-20%): qui paghiamo il lavoro del distributore – che non è un commerciante, ma un servizio erogato dallo Stato. Si tratta di tutte le attività necessarie affinché l’energia che abbiamo comprato ci venga consegnata a casa. Questa tariffa non dipende dal nostro attuale fornitore e varia ogni tre mesi in base a quanto stabilito dall’Autorità. È una somma composta da: una quota fissa (che paghi anche se non consumi niente ed è uguale per tutti); da una quota potenza (che paghi in base alla Potenza Impegnata, indipendentemente dai consumi); e da una quota energia, calcolata in base ai kWh consumati.
  • Oneri di sistema (20-25%): questa voce sintetizza una lunga lista di costi che, con la bolletta vecchia, lasciavano piuttosto basiti quei pochi coraggiosi che si addentravano nella lettura del documento. Si tratta di spese pagate da tutti i clienti finali, e che sono d’interesse generale nell’ambito del sistema elettrico. Anche questa voce include una quota energia variabile, che è proporzionale ai kWh consumati; una quota fissa solo per le seconde case, e una quota potenza, proporzionale alla Potenza Impegnata e presente solo per le utenze non domestiche. Vedi oltre in cosa consistono questi oneri di sistema…
  • Imposte e tasse (12-15%): sono le tasse che paghiamo sulla nostra bolletta, e sono di due tipi: l’accisa è l’Imposta Erariale di Consumo, ed è una tassa sui kWh che consumiamo; su questa tassa sono previste agevolazioni per chi consuma poco e per alcune categorie di aziende; l’IVA è la solita Imposta sul Valore Aggiunto, applicata su qualunque compravendita, e nel caso dell’elettricità ammonta al 10% per i clienti domestici e al 22% per le aziende. Anche in questo caso, esistono eccezioni.

Insomma, troviamo che la sintetizzazione operata da ARERA sia un passo avanti, ma rischi di accorpare troppo; inoltre, le precedenti definizioni servizi di vendita per la prima voce e servizi di rete per la seconda ci parevano rendere più limpida la distinzione, anche e soprattutto in un’ottica di Mercato Libero.

Le altre voci di spesa:

Mentre le precedenti quattro macrocategorie sono sempre presenti in bolletta, quelle che seguono possono esserci o meno:

  • Ricalcoli: Conguagli vari
  • Altre partite: Costi di vario tipo, non-standard: Interessi di mora, Rimborsi di Deposito Cauzionale, Indennizzi, Spese di Allacciamento…
  • Bonus sociale: Si tratta di un riaccredito che viene erogato a clienti in situazione di difficoltà economica che ne abbiano fatta documentata richiesta — ne parleremo in un altro articolo;
  • Canone di abbonamento alla televisione per uso privato: Il canone RAI, che dall’anno scorso viene addebitato in bolletta automaticamente, anche se non hai un televisore: in questo caso devi inviare una raccomandata al servizio clienti della RAI per richiedere che non venga inserita questa voce in fattura

E siamo arrivati in fondo alla Pagina 1, dove trovi soltanto il “Dettaglio fiscale”: ovvero il trattamento fiscale (IVA e accise) dei diversi importi presenti in fattura. Nulla di complicato.

Box laterali

Ci sono anche quattro simpatici riquadri, sulla prima pagina, che contengono semplici informazioni di servizio:

  • Situazione pagamenti e altre informazioni
  • Segnalazione guasti
  • Contatti utili
  • Informazioni per autolettura

Pagina 2

Siamo sopravvissuti alla prima pagina. Ma tieni duro, perché siamo solo a metà strada. Dunque, senza indugi…

In alto trovi indicati i tuoi consumi, suddivisi in:

  • Consumo annuo (o da inizio fornitura): i tuoi consumi fatturati negli ultimi dodici mesi, eventualmente divisi per fasce orarie
  • Consumo rilevato: i kWh che hai consumato, dedotti dalla differenza tra l’ultima lettura e la precedente; può trattarsi di letture effettuate dal distributore oppure di autoletture
  • Consumo stimato: in mancanza di autoletture o rilevazioni elettroniche, viene calcolato sulla base dello storico del cliente
  • Consumo fatturato: può non coincidere con il rilevato, perché composto da rilevato e stimato (questo quando manca una lettura sufficientemente recente per il periodo di fatturazione); questa voce è molto utile più che altro perché puoi vedere quanti kWh hai effettivamente pagato — e da qui si può calcolare quanto avresti speso con un altro fornitore. Anche se no, non è affatto semplice perché, come hai capito, anche i costi indipendenti dal tuo fornitore (distribuzione, oneri, tasse) sono in buona parte proporzionali ai kWh.

Parentesi: letture, autoletture, e stime

Come forse saprai, in passato veniva un incaricato a leggere, di tanto in tanto, il numerino sul tuo contatore, per vedere quanto stavi consumando. In genere, poi arrivava un conguaglio da svenimento. O qualche volta il contrario: la soddisfazione di una bella bolletta a zero – e via di pizza per tutta la famiglia!

Purtroppo, oggi questa emozione da tavolo verde non c’è più, grazie al contatore elettronico e alla telelettura. Quasi tutti abbiamo un contatore elettronico, e quindi il distributore può sapere quanto stiamo consumando più o meno in tempo reale.

Perché, dunque, abbiamo ancora “stime” in bolletta, e parliamo di “autoletture”?

Be’, le prime ci sono perché le teleletture non sono comunque così frequenti, per cui potrebbe non essercene una sufficientemente aggiornata al momento di erogare la bolletta. Le seconde restano importanti, sia per un semplice controllo al fine di evitare errori (che possono sempre capitare); e perché a effettuare la lettura è sempre il distributore, non il venditore (che non ha visibilità sui dati del contatore). Trattandosi, come avrai ormai capito, di entità distinte, spesso ci sono ritardi o difetti di comunicazione. Quindi l’autolettura resta pratica utile.

In Italia, le teleletture sono molto più lente che in altri Paesi (in Spagna per esempio l’aggiornamento distributore-venditore è quotidiano e non c’è bisogno di alcuna stima). L’Italia sta cercando da tempo di mettersi in pari con la Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, Dl 4 luglio 2014, n. 102. Ma ci sono stati vari problemi tecnici con i contatori, e i tempi sono lunghi…

Torniamo alla nostra bolletta?

Eccoci a un dettaglio letture, ovvero un riassunto delle ultime letture o autoletture svolte, ordinate per data: anche in questo caso possiamo trovarne di “stimate”.

Di seguito, una volta all’anno troveremo un bel grafico con l’andamento consumi nell’anno, suddiviso anche lui per fasce orarie eventuali.

Costo medio della fornitura

Ecco il blocco da cui capire tutto, giusto? In realtà no.

Qui troviamo il costo medio unitario della bolletta. Cos’è? Si tratta del totale, meno le eventuali “altre partite” (quei costi straordinari di cui parlavamo sopra) diviso il consumo in kWh. Attenzione però: sono comprese tutte le spese che abbiamo visto (oneri, tasse ecc.), quindi questo dato è ben lungi dal dirti quanto stai spendendo al kWh (e compararlo quindi con l’offerta di altri fornitori del Mercato Libero).

Quindi, c’è il costo medio unitario della spesa per la materia energia. E qui molti credono di trovare il famoso “numerino magico” da confrontare con le offerte della concorrenza. Non è così, perché — come vedremo in un altro articolo sulle complesse modalità di confronto delle offerte — le offerte della concorrenza spesso parlando del solo Prezzo dell’Energia (PE), che compone circa i tre quarti della voce “Materia Energia” (eh, sì, quella pastiglia per il mal di testa è una bella tentazione…); mentre qui abbiamo il costo complessivo della suddetta voce, comprensivo della quota fissa.

Richiedere gli elementi di dettaglio

Non è che sia indispensabile nel caso di forniture domestiche — per confrontare le offerte può essere sufficiente conoscere le tariffe dei vari operatori e il proprio consumo. Ma su un utente attento vuole sapere effettivamente dove sta spendendo i suoi soldi ed effettuare una comparazione approfondita, allora l’attuale bolletta 2.0 non è sufficiente. Tuttavia, non tutti sanno che, dietro richiesta, tutti i fornitori sono tenuti a fornire il dettaglio delle voci di spesa ai propri clienti.

Ma ecco le buone notizie: siamo alla fine della bolletta: infine, c’è un blocco testuale di “Informazioni per i clienti” (varie: per esempio cosa ti succede se non paghi, e come puoi rateizzare un pagamento).

D’accordo, tutto chiaro: ma questi oneri di sistema…?

Già, già, avevamo promesso che te ne avremmo parlato.

Dedicheremo un articolo a questo argomento piuttosto scottante. Ma in sintesi:

La definizione ufficiale parla di “costi per attività di interesse generale per il sistema elettrico nazionale”… un po’ vago. Cosa stiamo pagando di fatto? Chi stiamo pagando? E soprattutto, quanto incidono sulla nostra bolletta?

La risposta all’ultima domanda è: non poco. E sempre di più negli ultimi anni. In particolare, con la riforma “TD” delle tariffe – che metteva fine nel 2017 agli “scaglioni” di consumo (ovvero: più consumavi, e più costava il singolo kWh), gli oneri e le altre quote fisse in bolletta hanno visto un aumento significativo, in particolare a scapito delle seconde case (gli utenti residenti non pagano la componente fissa degli oneri, ma solo quella a consumo… semplicissimo, vero?).

In totale, gli oneri di sistema costituiscono un volume pari a 14 miliardi di euro l’anno. E sulla nostra fattura mensile vanno a incidere attorno al 20% della spesa.

Chi stiamo pagando? Anche se i soldi vengono fatturati dal venditore (quindi il nostro fornitore di turno), il venditore girerà l’intero ammontare degli oneri al distributore, che a sua volta li verserà alla CSEA (Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali), che è un ente pubblico.

Per finire, ecco cosa stiamo pagando. Oggi, gli oneri di sistema sono ufficialmente suddivisi in:

  • ASOS: relativi al sostegno delle energie rinnovabili e alla cogenerazione
  • ARIM: i rimanenti oneri generali

Entrambe le classi godono, per alcune categorie di impresa, di agevolazioni varie suddivise per le varie sottocomponenti. Ma di questo parleremo nell’articolo dedicato.

Certo, quel “rimanenti oneri generali” non dice moltissimo, non trovi? Be’, fino a gennaio del 2018, gli oneri generali di sistema per l’energia elettrica erano suddivisi in maniera più esplicita, come segue:

A2 lo smantellamento delle centrali elettronucleari dismesse
A3 gli incentivi alla produzione da fonti rinnovabili e assimilate
A4 le tariffe speciali per le Ferrovie dello Stato
A5 il finanziamento per ricerca e sviluppo
As il finanziamento dei regimi tariffari speciali e degli oneri per il bonus elettrico
Ae il finanziamento delle agevolazioni per le industrie manifatturiere ad alto consumo di energia
UC4 le compensazioni per le imprese elettriche minori
UC7 la promozione dell’efficienza energetica
MCT le compensazioni territoriali agli enti locali con impianti nuclear

Ebbene sì, in bolletta elettrica, oltre al canone RAI, paghi le tariffe speciali per le Ferrovie dello Stato.

Lo sapevi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserire un indirizzo email valido.

Menu